La mia libreria straripa di libri: che fare, allora, di un romanzo come Trust di Hernan Diaz – piuttosto voluminoso, Premio Pulitzer del 2022 – che non dice niente di nuovo rispetto a quello che tutte e tutti sappiamo già? Qualcuno potrebbe obiettare: ma perché un romanzo dovrebbe dirci qualcosa di nuovo? E avrebbe ragione.
Un romanzo non dà la formula che ci fa vivere in eterno. Ma del mondo, può mostrare ombre, connessioni e prospettive non evidenti, addirittura nascoste, che spingono a qualche riflessione in più, che magari pungolano un po’ il sonno quotidiano. Un romanzo che convalida lo status quo, è forse un romanzo che vende, ma difficilmente è un buon romanzo.
Tu che cosa ne pensi?
La struttura di Trust, un libro diviso in quattro
Trust di Hernan Diaz è diviso in quattro parti, che corrispondono a quattro diversi modi del raccontare:
- la prima è un romanzo biografico di Harold Vanner, ispirato alla vita del milionario Henry Bevel e di sua moglie Mildred;
- la seconda è l’autobiografia incompiuta del riccone;
- la terza è il racconto di Ida Partenza, figlia di un tipografo squattrinato, che fa da ghostwriter a Bevel;
- la quarta è il diario di Mildred Bevel.
Il punto è che i quattro diversi generi letterari inanellati da Hernan Diaz sono ciascuno quel particolare genere letterario solo per finta. Non c’è nessun reale romanzo biografico, non c’è una vera autobiografia, non esiste alcuna retrospettiva di una ghostwriter chiamata Ida Partenza né alcun diario di una tale Mildred Bevel che ha sposato un milionario. Perché Trust di Hernan Diaz è in tutto e per tutto un romanzo, pura finzione narrativa.
Questo dato di fatto suscita almeno due domande:
- Visto che Trust ci proietta nel territorio della finzione, perché la finta autobiografia incompiuta di Andrew Bevel è come un’autobiografia incompiuta vera, cioè sciatta e priva di interesse?
- Perché il finto diario di Mildred Bevel è come potrebbe essere il diario di chiunque scriva appunto un diario, quindi un testo non destinato al pubblico?
Le domande sono senza risposta.
Trust è un romanzo dalle molte recensioni positive
Di Trust di Hernan Diaz si è parlato bene in lungo e in largo. È stato premiato con uno dei riconoscimenti più prestigiosi in campo letterario, il premio Pulitzer. La maggioranza ha condiviso il plauso, cui io, invece, riporto qui sotto alcune obiezioni.
Una voce narrante inconsistente
Il personaggio di Ida Partenza, che è anche la voce narrante della terza sezione, non è credibile: come narratore inaffidabile, è insulso; come narratore attendibile, non ha sale in zucca, ha comportamenti non coerenti con le caratteristiche che si attribuisce, fa e dice continuamente sciocchezze. In poche parole, Ida Partenza è cretina (qui tocco vere e proprie vette della critica letteraria).
Capitale brutto cattivo, ma lei lo ama così
I riferimenti e le critiche a capitale e finanza nel romanzo sono ben note e messe lì a modino: annoiano chi già le condivide – perché sono inserite nel romanzo come le citazioni associate ai cioccolatini – e fan fare due risate a chi di capitale e finanza vive prosperamente.
Per di più, il personaggio di Ida Partenza, che nel testo fa emergere le critiche, va avanti per la sua strada inserendosi perfettamente nelle logiche di competizione del capitalismo. Ida Partenza abbraccia calorosamente lo stesso e identico mondo del magnate della finanza Andrew Bevel.
Stereotipi e mariti
Man mano che il romanzo procede, l’autore si affanna a dirci che esistono donne che non corrispondono allo stereotipo femminile: un’osservazione che, in effetti, a un quarto del ventunesimo secolo, non aveva ancora fatto nessuno. Ben prima della metà del libro, ci si rende conto di dove vuole andare a parare. Vuol farci scoprire che le donne possono aver grande talento ma che i mariti lo possono nascondere, cancellare e usare per sé: tutto ciò è riferito al personaggio di Mildred Bevel che ha sposato un magnate della finanza e ha passato la vita a organizzare concerti privati e finanziare scrittori e artisti. Poverina. Mica come noi che timbriamo tutti i giorni il cartellino o ci affanniamo a fatturare a sufficienza per sopravvivere.
Davvero mi commuove che sia finalmente rivalutato il talento delle milionarie.
Prospettive?
Qual è la prospettiva che dovrebbe giustificare le ore di lettura di Trust di Hernan Diaz? E se una prospettiva particolare non c’è, c’è almeno un “come” che le giustifica? A mio avviso, no. I paragoni con Henry James ed Edith Warthon, nella quarta di copertina, e nelle stesse pagine del romanzo – chi si loda si imbroda, diceva la mia nonna – sono incursioni nei sogni da cattiva digestione.
Trecentosettantotto pagine per dire solo cose che sappiamo già. Troppe.
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