Valentino degli innamorati ogni anno passa e va. Ieri vi sareste aspettate una romantica cenetta a lume di candela con tanto di petali di rosa sulla tovaglia di fiandra bianca. E invece l’influenza vi ha tenute a casa sotto il piumone. Oppure siete single e vi siete scambiate cioccolatini a forma di cuore con le amiche. Oppure non ve ne importa niente e siete rimaste a casa a farvi felicemente i fatti vostri. In tutti i casi, sole o in coppia, a San Faustino, le buone letture facilitano la digestione.
Dopo essermi a lungo scervellata sui guai d’amore della vita presente e della vita passata (la rima mi alletta), ho individuato tre libri che bloccano Cupido con la cravatta nella portiera. Ovvero lo mettono alquanto in impiccio. Lo fanno quantomeno inciampare nello stipite di una porta, o ruzzolare su una buccia di banana. Iniziamo, dunque, le presentazioni.
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Irvine Welsh, I segreti erotici dei grandi chef, ed. TEA, 2009.
Dal pavimento la banana si è proiettata sulla copertina di questo libro in un disegno giallo su fondo nero. La scivolata di Eros nelle pagine di Welsh diventa un vero e proprio frontale. La sua storia racconta di odio, quello che solletica le budella e pare abbia l’effetto di un fastidiosissimo eritema da allergia. Anche i rapporti sessuali del protagonista scapestrato sembrano una dura battaglia, un corpo a corpo doloroso, senza risparmiare colpi bassi e sovvertimento delle regole.
«La storia con Shannon sta incasinandosi. Stanotte più che una chiavata è stata una rissa. Ci stavamo baciando sul divano, ma in maniera aggressiva, malvagia, e lei mi ha detto, o piuttosto ordinato, di spogliarmi».
(p. 211)
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Milan Kundera, L’insostenibile leggerezza dell’essere, Adelphi, 2009.
C’è una storia d’amore. Anzi, ce ne sono due. Un amore d’elezione e un amore sensuale; un amore di desiderio e un amore di vicinanza degli animi. Le velleità del corpo non si mettono d’accordo con quelle del cuore. Lo predica lui, lo vorrebbe dimostrare lei, come si dimostra il teorema di Pitagora, ma di sicuro con più gusto. Tereza si persuade che ci sia un piacere generato dall’opposizione.
«L’anima vedeva il corpo nudo tra le braccia di uno sconosciuto e quella vista le sembrava inverosimile, come osservare da vicino il pianeta Marte. Illuminato dall’incredibile, il suo corpo perdeva per la prima volta la sua banalità; per la prima volta lei lo guardava affascinata: tutta l’individualità di quel corpo, tutta la sua unicità, tutta la sua inimitabilità erano proiettate in primo piano».
(p. 160)
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Georges Simenon, La camera azzurra, Adelphi, 2009.
Quando l’amore abbandona i confortanti panni rosa e veste in giallo, lascia il suo zampino la penna di Simenon. Il grande assente è Maigret. La camera azzurra è quella di un albergo, l’Hôtel des Voyageurs, che accoglie due amanti, Tony e Andrée. Il colore delle pareti ricorda al protagonista la liscivia, che per i bambini è una polverina magica. Ma anche certi cieli d’agosto, che al tramonto si tingono di rosso.
«Registrava automaticamente le parole di Andrée senza prestarvi una particolare attenzione. Non più di quanto facesse con le immagini o con gli odori. Come poteva sapere che avrebbe rivissuto quella scena decine e decine di volte? E sempre in uno stato d’animo diverso …».
(p. 11)