Correre di Jean Echenoz (Milano, Adelphi, 2009). È un libro di poche pagine. Può essere annoverato tra i romanzi sulla corsa, ma non è solo un romanzo sulla corsa. Si legge come si corre, una frase dietro l’altra, al ritmo dei passi veloci di una gara. Racconta di Emil Zátopek (Kopřivnice, 19 settembre 1922 – Praga, 22 novembre 2000), maratoneta e mezzofondista cecoslovacco. Nelle pagine dell’opera, tradotta dal francese, ci sono la sua biografia, il suo carattere, i suoi gusti, il suo impegno. E la storia, che fa da sfondo vorace alle sue imprese.
Emil inizia a correre per caso, durante gli anni dell’occupazione nazista. Successivamente vive la sua carriera da atleta di fama mondiale nel clima repressivo del regime comunista dell’Unione Sovietica. Alto, sottile, nodoso, lo chiamano “la locomotiva”. Non ha stile e non gli importa. Mentre corre sembra scavare il terreno, in una successione di pose scomposte. Il viso rimane disteso, sereno, tranquillo. La fatica non lo turba, neanche alla fine di una gara.
Qual è il suo segreto? C’è chi dice che da un momento all’altro possa scoppiare. I medici lo consigliano, lui fa di testa sua. Una cosa è certa. L’allenamento di Emil si distingue da quello di tutti gli altri. Abitua il corpo a uno sforzo intenso prolungato, e si allena anche su tratti brevi, a massima velocità. Inventa lo sprint finale. Emil ama la fatica, incarna l’impegno al cubo nella sua disciplina sportiva. Dà tutto. Come la vita, che alterna pochi premi a forti scosse. Occorre abituarsi a immani sforzi.
Emil Zátopek: tra biografia e storia
Ma cos’è la corsa per Emil Zátopek? È un’attività inutile che impone continue risolature delle scarpe, a discapito del bilancio familiare. Così pensa a diciassette anni il futuro campione, quando controvoglia affronta la sua prima gara, obbligato dalla fabbrica di calzature per cui lavora.
Pronti partenza via. Il salto dal disprezzo all’amore è repentino. Per Emil la corsa diventa ben presto un piacere, ma non la considera una cosa seria. È un gioco. Qui sta probabilmente la forza propulsiva che Emil riesce a ricavarne, contro le ingerenze di una storia prepotente, che fa da basso continuo a tutta la narrazione.
Si apre sull’immagine dell’avanzata dei tedeschi in Moravia nel 1939 e si chiude sulle ritorsioni del regime sovietico, dopo la Primavera di Praga del 1968, il libro di Jean Echenoz, che racconta di Emil Zátopek, della biografia del grande atleta. Per anni Emil sconta il coraggio di aver sostenuto la politica liberale di Alexander Dubček. Viene mandato a lavorare nelle miniere di uranio, poi a fare lo spazzino, e infine, costretto a firmare un documento di ritrattazioni falso.
La storia non lascia scampo. La ferocia avanza e distrugge le persone, chi la pratica, chi la subisce. L’impegno e l’abilità nella corsa diventano per Emil un guscio di resistenza ai soprusi, ma non una barriera impenetrabile, un territorio di lotta, dove i colpi si fanno sentire, ma dove non smette di brillare la speranza.
Nota sull’autore: Jean Echenoz
Jean Echenoz è uno scrittore francese, nato a Orange nel 1947. È autore di numerosi romanzi, di cui alcuni sono stati tradotti in italiano per i tipi di Adelphi.
Altri libri di Jean Echenoz
Tra gli altri libri di Jean Echenoz ricordiamo:
- Le Méridien de Greenwich (1979);
- Cherokee (1938, Prix Médicis);
- L’Équipée malaise (1987);
- Lac (1989);
- Nous trois (1992);
- Le Grandes blondes (1995);
- Un an (1997);
- Je m’en vais (1999, Prix Goncourt);
- Au piano (2003);
- Ravel (2006; Adelphi, 2007);
- Des éclairs (2010; Lampi, Adelphi, 2012);
- 14 (2012; ’14, Adelphi, 2014);
- Caprice de la reine (2014);
- Jérôme Lindon (2001).
Altri romanzi sulla corsa
Riporto qui sotto un breve elenco di romanzi sulla corsa che mi propongo di leggere al più presto.
- John L. Parker, La corsa (2013, Ultra);
- Mauro Covacich, A perdifiato. Il ciclo delle stelle (2018, La nave di Teseo);
- Franco Faggiani, Il guardiano della collina di ciliegi (2019, Fazi).
E secondo voi quali altri romanzi sulla corsa sono davvero imperdibili?